Recensione: Raccontare gli alberi, un’opera illustrata
Un libro illustrato a quattro mani, accompagnato da brillanti testi, citazioni e poesie prese in prestito da narratori di tutti i tempi, quali Omero e Edmond Jabès, che hanno trovato negli alberi una fonte d’ispirazione e un soggetto su cui riflettere.
“Raccontare gli alberi”, edito da Rizzoli, è il libro che, grazie alle stupende illustrazioni di Pia Valentinis e Mauro Evangelista, e ai testi curati da Paola Parazzoli e Giusi Quarenghi, è riuscito a vincere il Premio Andersen come Miglior libro di divulgazione per ragazzi del 2012.
Un volume dal formato inusuale, grande e avvolgente, che esalta la raffinatezza delle immagini e riesce a sottolineare lo stile omogeneo e complementare dei due illustratori.
Pia Valentinis scandisce le forme con un tratteggio a china fine, fatto di chiaroscuri dettagliati, e linee intricate come rami, un tratto duro come corteccia e allo stesso tempo vivo e organico come i particolari che riesce a cogliere.
Mauro Evangelista gioca invece con la luce, i colori pastosi e brillanti dei pastelli ad olio distribuiti a piccoli tratti, uno accanto all’altro, fitti e vivaci come fili d’erba disordinati e foglie al vento.
Il tema dell’ “albero” si sviluppa attraverso molti linguaggi e diversi punti di vista.
Da tavole dettagliate delle varie parti che compongono l’albero (fusto, foglie, nodi, corteccia, frutti, semi) affiancate da annotazioni botaniche e descrizioni scientifiche sulle caratteristiche di ogni specie, si passa a visioni macroscopiche degli ambienti nel quale gli alberi si collocano nella loro interezza ridisegnando il paesaggio, suggerendo da sempre storie e versi poetici a chi li osserva.
Serie di piccoli schizzi in bianco e nero su un taccuino da disegno affiancano immagini elaborate ed ampie come quadri che colgono il passare del tempo e delle stagioni.
Le tavole avvolgono il lettore in un’atmosfera fatta di sensazioni e luoghi che riaccendono ricordi, come istantanee di un paesaggio in cui la presenza dell’Uomo è percepibile solo attraverso piccoli particolari: oggetti abbandonati nella quiete della natura denotano il passaggio dell’uomo, senza che venga mai rappresentata la figura umana. Case silenziose e cortili deserti si integrano e intrecciano nel paesaggio naturale suggerendoci una connessione molto forte e allo stesso tempo se quasi impercettibile, un legame secolare: quello tra l’uomo e l’ambiente.
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