Recensione: Gourmet, di Masayuki Qusumi e Jiro Taniguchi
Nutrirsi è un atto necessario per il nostro organismo, ma mangiare e assaporare ogni pietanza in un momento di piena calma con noi stessi è qualcosa di molto più spirituale. Questo è ciò che possiamo apprendere da Gourmet, volume unico a fumetti disegnato da uno degli autori più significativi del panorama giapponese: Jiro Taniguchi con i testi di Masayuki Qusumi.
Il protagonista di questa storia è un uomo adulto che si occupa di commercio ed esportazione, costretto dunque per lavoro a viaggiare molto in ogni parte del Giappone e mangiare spesso in locali pubblici. Nonostante la vita frenetica, ha una vera e propria predilezione per il cibo quale momento di estrema concentrazione e calma interiore volta ad assaporare ogni singolo piatto lasciando libera la mente di navigare in un flusso ininterrotto di pensieri e rievocazioni dal passato.
Il libro è scandito da 17 capitoli che, pur non seguendo un’evoluzione narrativa, hanno come comune denominatore il cibo: non conosciamo quasi nulla del protagonista, neppure il suo nome, ma lo seguiamo nelle sue riflessioni attraverso le più svariate ambientazioni e ore del giorno, mentre è intento a selezionare un posto in cui consumare i propri pasti solitari (il titolo originale dell’opera è proprio “Il buongustaio solitario”).
I pasti del protagonista sono prima di tutto sensazioni e ricordi che riaffiorano di fronte a determinati sapori, la riorganizzazione dei pensieri quotidiani, dei volti del passato e del presente, di conversazioni fatte tanti anni prima che tornano come epifanie mentre la concentrazione è assorta nella scelta del menù.
Il tratto di Taniguchi è estremamente dettagliato quando si tratta di rappresentare ambienti e cibo: pur essendo disegni in bianco e nero riescono a dare un’ampia visione di quello che può essere l’aspetto delle più tradizionali ricette giapponesi e la diversa natura dei locali in cui esse vengono servite.
Purtroppo chi non conosce approfonditamente la cucina orientale, e in particolare quella giapponese, farà un po’ di fatica ad immaginare il sapore e la fragranza di ogni portata, ma potrà comunque lasciarsi guidare dalle suggestioni del protagonista per provare qualcosa di nuovo o, semplicemente, porre sotto una luce diversa il momento del pasto.
Traduzione di Claudia Baglini, adattamento di Monica Rossi.