Recensione: Indietro nel tempo, di Jack Finney
Non c’è nulla di meglio, in una fredda domenica d’Avvento, di una comoda poltrona nella quale acciambellarsi, una soffice coperta di lana e un libro tra le mani, possibilmente che riesca a far viaggiare nel tempo e nello spazio. E “Indietro nel tempo”, opera del 1970 di Jack Finney, non delude le aspettative: una New York invernale carica di quel fascino che solo questa città riesce a dare, un protagonista così vivido da permettere una piena immedesimazione e un viaggio nel tempo, dalla metà del XX secolo al 1882. Ma fate attenzione: questa non è fantascienza pura! Durante la lettura del romanzo di Finney non troverete navicelle spaziali, complicati esperimenti fisici, mondi sconosciuti e guerre interstellari; “Indietro nel tempo” è molto altro…
Simon Morley è un giovane illustratore che viene contattato da un’agenzia governativa per prendere parte a un esperimento top-secret: viaggiare nel tempo e tornare nel passato. Perché, come sosteneva Albert Einstein, il passato… non è del tutto passato. Lo sostiene anche il dottor Danziger, creatore del progetto, convinto sostenitore che si possa “volare” nel tempo a patto che si possiedano determinate caratteristiche psicofisiche e ci si affidi a una rigorosa autoipnosi.
E Simon parrebbe avere tutte le caratteristiche per intrufolarsi nella New York del 1882. Unica controindicazione della missione? Riuscire a non interferire mai con il trascorso. Perché si può osservare il passato, entrarvi in contatto ma mai agire in modo tale da poter modificare il futuro…
Una prosa calda, accorata, incentrata più sulla vitalità dei personaggi che sugli eventi (che pur non mancano). Un viaggio nel tempo nel quale la finzione narrativa si amalgama perfettamente ai fedeli richiami storici di una New York ottocentesca, anche grazie all’ampia serie di foto d’epoca sapientemente inserite nel testo.
Un capolavoro della fantascienza romantica, ideale per riscoprire un geniale autore del Novecento, padre di romanzi di rara bellezza, oggi ingiustamente sconosciuto al grande pubblico italiano.
“Le è mai capitato di dare a qualcuno un libro che ha apprezzato moltissimo e di provare una sensazione d’invidia perché quella persona che stava per leggerlo per la prima volta avrebbe vissuto un’esperienza che lei non avrebbe mai potuto ripetere?!
“Si, in questo momento” è la mia risposta.