Recensione: Io prima di te, di Jojo Moyes
Fino a che punto può spingersi la libertà di scelta? Qual è il confine ultimo tra l’amore e il bisogno di interrompere una vita che non ci appartiene più?
“Io prima di te”, ultimo romanzo di JojoMoyes, non risponde a queste domande ma si limita a presentare una realtà, una realtà in mezzo a noi ma spesso sconosciuta ai più, una realtà quotidiana che logora lentamente chi ve ne è vittima e protagonista.
Will Trayner è un giovane manager inglese, affascinante e intraprendente, amante degli sport e delle avventure estreme… fino a quando in un giorno di pioggia la sua vita cambia per sempre. Will viene investito da una moto e la conseguente lesione alla spina dorsale lo conduce alla tetraplegia.
Louisa Clark è una ventiseienne che ha appena perso il lavoro e si ritrova, quasi per caso, a dover adempiere all’arduo compito di dama di compagnia dello scorbutico Will…
Ma la commedia rosa non si cela dietro la porta perché il romanzo di Jojo Moyes affronta uno dei più ardui e spinosi problemi del nostro secolo: il diritto di scegliere quando vivere e quando morire, il diritto (o il divieto) all’eutanasia.
Perché Will non può accettare un’esistenza fatta di assistenza continua e immobilità e ha preso la sua decisione. Concederà, come promesso alla madre, sei mesi della sua vita prima dell’ultimo viaggio che lo condurrà in una clinica svizzera. E Louisa è stata assunta dalla famiglia Trayner proprio per questo, per tentare un gesto disperato, per riuscire in qualche modo a convincere Will che la vita ha sempre un valore e che ne vale la pena, anche quando si guarda il mondo da una sedia a rotelle.
Un romanzo che, con tono melodioso e coinvolgente, entra prepotentemente dentro l’anima come una fitta ghiacciata e prende alla sprovvista, sconvolge, trasforma . Una donna in corsa contro il tempo, alla ricerca di risposte impossibili e sogni irrealizzabili, alla ricerca dell’essenza della vita stessa.
…”Riuscite a immaginare quanto sia difficile non dire nulla, quando ogni vostro atomo tende a fare l’opposto?”