Recensione: L’uccello che girava le viti del mondo, di Haruki Murakami
L’uccello che girava le viti del mondo (1999, Baldini & Castaldi, traduzione di Giorgio Amitrano) è una delle più famose opere di Haruki Murakami, scrittore giapponese di fama mondiale e considerato uno degli autori migliori tra i suoi contemporanei.
Personaggio principale di questo romanzo è Okada Toru che, seppur disoccupato, conduce a Tokyo una vita tranquilla insieme alla moglie Kumiko. Ad un certo punto cominciano però ad accadere cose particolari: prima di tutto la telefonata di una donna sconosciuta, e poi l’incontro con May e quello con Kano Malta, fino alla scoperta del pozzo nella “casa degli impiccati”. Sono eventi che portano Okada ad interrogarsi sulla propria vita e a farlo calandosi spesso nel pozzo, simbolo della solitudine e del contatto col buio/inconscio.
Tutto quello che succede non è casuale, ma è segnato dalla mano del destino, come l’incontro con Nutmeg e Cinnamon e il loro rapporto col protagonista attraverso una voglia blu e l’uccello-giraviti. L’uccello-giraviti del titolo gira semplicemente le viti del mondo, che ogni giorno torna a funzionare.
Il punto del libro sta qui: trovare un senso perché tutto funzioni.
È un libro intenso, con dei personaggi indimenticabili e un ampio uso delle metafore e del surrealismo, che Murakami utilizza per sottolineare la difficoltà di distinguere ciò che reale da ciò che non lo è.
Come afferma lo stesso Murakami: “bisogna usare l’immaginazione per rompere le catene”, per cercare di recuperare ciò che si è perduto nell’incoscienza del sonno e raggiungere la realtà che era celata ai nostri occhi fino a quel momento.
L’uccello che girava le viti del mondo è uno dei libri più impegnativi, ma anche suggestivi, di Murakami. Non ha la scorrevolezza narrativa di altri suoi romanzi, ma piuttosto fluisce lento, nel tentativo di compiere una riflessione non banale sulla vita. Ci sono l’imprevedibilità del destino e la scelta consapevole, a dimostrazione che la vita è un insieme delle due cose, ma che ciò che scegliamo non è mai casuale.
Pingback: Recensione: L’uccello che girava le viti ...
Pingback: Eutanasia: il più alto compimento della vita o un ostacolo della natura? | Informaonline
Pingback: Murakami Haruki: La fine del mondo e il paese delle meraviglie, L’ uccello che girava le viti del mondo ed altro | controappuntoblog.org