Recensione: Sanditon, di Jane Austen
Ci sono autori dei quali si percepisce la mancanza quando si termina una loro opera. È una sorta di perdita, un senso di vuoto, un malessere. Ciò risulta ancora più vero quando la scrittrice in questione è Jane Austen e il libro Sanditon, opera incompiuta del 1817.
Il manoscritto deve il suo titolo al luogo centrale della vicenda, la piccola cittadina balneare di Sanditon. Poco più di un villaggio, se non fosse che Mr. Parker, imprenditore della zona, caparbio e determinato, ha deciso di renderla uno dei luoghi di villeggiatura più famosi d’Inghilterra. Per ora quello di Mr. Parker è solo un sogno ma presto Mrs. Parker, Lady Denham e la protagonista, Charlotte, inizieranno a scorgere all’orizzonte le prime carrozze cariche di turisti e di cambiamenti…
L’impianto narrativo appare a malapena abbozzato, le intenzioni dell’autrice ancora oscure, ma ciò che già in queste prime pagine traspare in modo chiaro è quanto Jane Austen fosse cresciuta artisticamente. Charlotte, la protagonista, è una ragazza umile ma dal carattere e dalle idee salde, un’eroina meno impulsiva di ElizabethBennet ma più impavida di Fanny Price, meno frivola di Emma Woodhouse ma più viva di Anne Elliot.
Di pari passo, lo scritto mette in luce la grande capacità descrittiva dell’autrice, ormai in grado di raccontare pienamente una società contraddittoria e assurda, fondata su bizzarri convenevoli, abitudini e paradossi:
Non era passata una settimana da quando Miss Diana Parker aveva affermato di avere la sensazione che, probabilmente, nel suo stato attuale l’aria di mare sarebbe stata la sua fine; e ora eccola a Sanditon con l’intenzione di fermarsi per un po’ di tempo, né sembrava ricordare neanche vagamente di aver mai scritto o sentito niente del genere. Era impossibile, per Charlotte, non sospettare che l’immaginazione avesse un grosso peso nel determinare condizioni di salute tanto straordinarie. Malesseri e recuperi così inusuali apparivano come la distrazione di menti inquiete, prive di occupazioni, più che malattie e guarigioni reali.
Uno scritto che ha valore narrativo poco superiore a un incipit ma dall’importanza letteraria imponente, perché ciò che riecheggia nella mente del lettore al termine della lettura è una sola, forte convinzione: Sanditon sarebbe potuto diventare un capolavoro, se solo la Austen non si fosse trovata costretta ad abbandonarne la stesura del manoscritto quattro mesi prima della morte. Un’opera imperdibile, frutto di un genio arguto, romantico e al contempo analitico che poche volte è riuscita a produrre la letteratura inglese.