Recensione: The wrong place, di Brecht Evens
Graphic novel di debutto per l’artista belga Brecht Evens, pubblicata per la prima volta nel 2010 e già acclamata con una nomination agli Eisner Awards lo stesso anno: The wrong place.
Un riuscitissimo lavoro narrativo che esplora lo strano mondo dei rapporti interpersonali attraverso tavole dai colori brillanti e uno stile personalissimo.
La storia parla di Robbie, che è l’anima di ogni festa, un fantomatico personaggio conosciuto e adorato da chiunque, fulcro di mille leggende metropolitane e ideatore dei locali più IN della città. Con Robbie ogni ambiente diventa irresistibile, tutti ambiscono a far parte, anche solo per una sera, della sua vita, e non mancano gli imitatori che cercano di emulare il suo stile.
Ma Robbie è anche un’icona quasi irraggiungibile e diventa “il grande assente” quando non si presenta alla festa organizzata nell’appartamento del suo amico d’infanzia Gary. Una festa che non inizierà mai, dato che tutti gli invitati aspettano Robbie, ignorando i cordiali tentativi del padrone di casa di mettere tutti a proprio agio.
Gary è un uomo insignificante, senza colore o carisma, tant’è che è l’unico personaggio colorato di grigio, conduce una vita pacata, priva di follie ed è l’esatto opposto di Robbie. Il mondo di Robbie è un turbinio di colori popolato da personaggi strambi e luci psichedeliche, di cui Gary non fa parte. Ma chi fa veramente parte di questo mondo?
Le figure che vediamo nel locale sono un vero e proprio zoo di persone inverosimili, quasi mostruose nelle loro fattezze e prive di qualsiasi spessore se non negli abiti-costumi che indossano.
Brecht Evens delinea I tratti del corpi e degli ambienti con pennellate quasi trasparenti, le masse si fondono in livelli sovrapposti: sentiamo il vociferare della folla, attraversiamo ambienti gremiti di persone senza poter distintamente individuare una linea di separazione fra l’ambiente e i personaggi.
Pennellate sintetiche ma estremamente efficaci guidano il nostro occhio in una narrazione incalzante che segue i personaggi attraverso i loro dialoghi spostandosi all’interno della pagina come in un enorme locale disordinato fatto di scale, balconi, sale da ballo e naturalmente folla festante.
Facile perdersi e sentirsi spaesati, non altrettanto facile staccare gli occhi da queste pagine piene di colore e maestria.
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