Repertorio dei matti della letteratura russa, di Paolo Nori
Uno consigliava di vivere totalmente casti per raggiungere la massima perfezione. Lui, di figli, ne aveva tredici.
Se ci si vuole avvicinare alla letteratura russa in modo inconsueto, Paolo Nori ha creato il libro perfetto. Col suo Repertorio dei matti della letteratura russa ha scelto infatti di farci assaporare personalità e personaggi di questo sterminato mondo letterario attraverso curiosità, aneddoti, quadretti che incuriosiscono, invogliano ad approfondire e, talvolta, incantano.
Per lui stare sdraiato, avvolto nella sua vestaglia di tessuto persiano, era la sua condizione normale.
Dopo tanti Repertori dei matti (come quello della città di Torino, per esempio) e tanta Russia, questo volume uscito per la casa editrice Salani non stupisce nella forma chi già conosce Nori, i suoi modi e il disincantato affetto che lo lega a questo affascinante paese.
Una pensava di essere un granellino di polvere trascurato da un colossale aspirapolvere perché, forse, diceva, si erano dimenticati di deportarla.
Anche questo Repertorio nasce, come quelli precedenti, da due seminari proposti da Nori e vi si trovano, raccolti e legati insieme con cura certosina, 848 brani estrapolati da 177 opere tra grandi classici e lettere, diari e testi teatrali. Nella rosa degli autori che compaiono vi sono Gogol’, Turgenev, Tolstoj, Dostojevskij, Čechov, Majakovskij e Limonov, per dirne alcuni.
Uno diceva che la memoria somiglia ad una biblioteca in disordine alfabetico in cui non esiste l’opera omnia di nessuno.
Come spiegato da Nori stesso, il Repertorio dei matti della letteratura russa diventa un “flusso emozionale” che in qualche modo, frammento dopo frammento, finisce per restituire della letteratura russa il sottile umorismo e tutta la stranezza, miseria, genialità e profondità umana, diventando per il lettore un vero e proprio stato dell’animo.