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Sangue nero, di Stéphanie Hochet

Sangue nero
Sangue nero

L’avete già letto Sangue nero, l’ultimo romanzo di Stéphanie Hochet? Se la risposta è no, dovreste rimediare.

Del protagonista della storia non conosciamo il nome; è un signor nessuno, uno, centomila che parte alla volta dell’Italia dove, catturato dalle bellezze del paese e dalla sua unicità, trova l’ispirazione giusta per far profanare la propria pelle con un tatuaggio. Una decisione molto sofferta, molto ponderata, perché il nostro signor nessuno ama a tal punto i tatuaggi da non essersene mai fatto uno, deciso ad aspettare di trovare il soggetto perfetto. Tale soggetto lo trova lì, nella nostra penisola, e al suo ritorno affida alle mani dell’esperto tatuatore Dimitri il compito di realizzarlo: Vulnerant omnes, ultima necat, una frase latina che aveva letto su una meridiana e che significa, in riferimento alle ore, “tutte feriscono, l’ultima uccide”. Il luogo più adatto ad accogliere questa frase, scritta di modo che formi una croce, è il plesso solare, in un gioco di mille rimandi dove il centro del suo corpo diventa per alcune ore il suo centro nevralgico, gli aghi a penetrare la sua pelle in un mix di dolore e adrenalina.

Una volta tatuato, il suo corpo, così come la concezione della nudità, diventa per questo signor uno, nessuno, centomila, un pensiero costante, un’ossessione: ogni sera una donna diversa, l’attesa di sentirsi porre domande, l’estasi del mostrare il suo tatuaggio, l’essenza del suo mondo. Di queste figure femminili nulla gli importa, sono solo attimi di passaggio, non c’è nessun sentimento; tutto è focalizzato su di lui e su quella sua croce che indossa.

Poi però compare nella sua vita Marie, una donna semplice, un’infermiera che incrocia la sua strada durante un prelievo del sangue in ospedale. Inizia ad occupare i suoi pensieri con singolare insistenza, dando gradualmente voce a una nuova e potentissima ossessione che innescherà un vortice di avvenimenti  e che lo condurrà infine a non fidarsi più di quell’uomo che, tatuandolo, era entrato nella sua vita come un amico ma che si era insinuato con l’inchiostro sotto la sua pelle.

È un romanzo incalzante, inquietante, bellissimo. Quest’uomo, di cui impariamo ad ascoltare riflessioni e ossessioni tra mistico e profano, siamo noi; la sua mancanza di nome e identità finisce per dargli modo di assumere tutte le nostre forme e fattezze, fungendo da specchio di quel che è oggi la nostra società. Un tatuaggio è un segno di riconoscimento o un semplice atto di vanità? Ciò che vogliamo lasciare in memoria di noi stessi è solo l’espressione del nostro narcisismo?

Stéphanie Hochet è un’autrice parigina molto prolifica; ha al suo attivo oltre dieci pubblicazioni. Sangue nero, il cui titolo originale è Sang d’encre, è stato pubblicato in Francia nel 2013.

Marzia Giosa

Marzia Giosa è dottoressa in Arti e scienze dello spettacolo. Esperta di storia del teatro e di tutto ciò che appartiene alle arti performative, ha sviluppato il suo rapporto con la lettura in maniera trasversale attraverso i generi. Concilia il diavolo e l'acqua santa: ama i romanzi e i film del terrore quanto un testo di De Filippo, raccontare fiabe ai bambini quanto perdersi in un dialogo di Beckett. Cosa fa su MeLoLeggo? Recensisce libri, soprattutto quelli dalle note cupe e misteriose. Dice di non spaventarsi mai, ma stranamente non legge mai di sera...

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