Solo bagaglio a mano, di Gabriele Romagnoli
Il bagaglio a mano rivela il superfluo. Se torni e ce l’hai fatta con quel numero di capi, fogge e colori, significa che non hai davvero bisogno di quanto, nel tuo guardaroba, esorbita. Di quanto, nella tua vita, esorbita.
Definirei Solo bagaglio a mano (ed. Feltrinelli) come una raccolta di lezioni utili a riflettere su quanto di superfluo c’è nella nostra quotidianità. All’apparenza un tema banale, abusato, ma che in questo libro ritroviamo sotto una luce diversa, oserei dire originale.
Gabriele Romagnoli mette insieme i pezzi di questo puzzle di pensieri durante un viaggio in Corea, quando decide di affidarsi a una società che organizza falsi funerali con lo scopo di scoraggiare i suicidi in un paese dove il numero di persone che si toglie la vita è ancora molto alto. E così, dopo aver fatto testamento – già questa è una bella opportunità di riflessione – viene rinchiuso dentro una cassa, teoricamente morto.
Il bagaglio a mano è, per Romagnoli, l’emblema di una vita vissuta nell’essenzialità: in movimento, col desiderio di conoscere e scoprire, senza zavorre. Ogni singolo pensiero raccolto nel libro è in qualche modo riconducibile alla compattezza del bagaglio a mano, o ha origine direttamente dall’analisi delle sue caratteristiche. Tutto, nel libro, si fa metafora. E così le tasche con la zip dentro le quali siamo soliti mettere gli oggetti che non vorremmo rovinare durante il viaggio alludono alle cerniere della nostra anima:
Tutto è dentro di noi, da qualche parte, non chiuso ma riparato da una cerniera. E qualche volta è bene che stia lì, nel suo scomparto, pronto all’uso, da estrarre quando servirà. L’esibizione di beni, risultati, talenti non è soltanto stucchevole, è anche controproducente. La luce li opacizza, l’invidia li sfregia, il tempo li logora.
Tuttavia, il tono non è mai cattedratico. Al contrario, il libro è costellato di riferimenti a persone incontrate, episodi vissuti, e non appesantisce mai il lettore con una morale imposta – come potrebbe, dato che stiamo parlando di un modesto bagaglio a mano… La sensazione è anzi di una certa leggerezza intenzionale e presente in ogni frase, anche quando si parla di episodi che dovrebbero pesare quanto macigni:
La guerra civile, i cecchini, gli avevano insegnato qualcosa che si può applicare anche a circostanze meno drammatiche: se ti sposti sarai più difficile da abbattere. Se resti nella stessa casella, stesso quartiere, lavoro, gruppo familiare, quel gran tiratore che è il destino avrà più agio nel prendere la mira.
Solo bagaglio a mano è un libro piacevole, ma con un difetto: lo si legge troppo in fretta. Non mi stupirei se altri, come me, l’avessero ripreso in mano per rileggerne qualche paragrafo, perché lo stile scorrevole e leggero fa filare via le pagine senza che il lettore se ne accorga.
Di fronte a una valigia grande si tende a riempirla con quel che ci sta. Nel bagaglio a mano entra quel che si vuole.