Straluna: le stramberie di una terra senza tempo, di Pompameo
Nuvàl, un puntino difficile da individuare sulle carte geografiche.
A Nuvàl, ogni giorno, il tempo trascorre lento, stillando via come un infinito rosario. La gente snocciola ogni dì le proprie abitudini, le proprie usanze, le proprie fobie e le proprie speranze.
A Nuvàl la gente, in fondo in fondo, non sa nemmeno il perché viva lì anziché in un altro posto, magari sperduto dall’altra parte del globo, così distante da perdere persino il ricordo dei volti più familiari (ce n’è tanti, in giro).
A Nuvàl l’età non conta, ma non c’è nessun elisir prodigioso né la quintessenza della fonte delle giovinezza. Semplicemente, non conta sapere da quanti anni si è al mondo, e sui documenti c’è scritto “età improvvisata”.
Octavio Serna, postino in bicicletta e in un certo senso il protagonista di un romanzo quasi corale, gira il paese più per andare a trovare gli amici che per un effettivo servizio, diciamo piuttosto ridotto (mi ricorda la poetica figura del postino del libro di Skarméta, riversato nell’ultimo malinconico film del Troisi nazionale) .
Così facendo, Octavio trascorre il tempo libero tra la libreria dell’amico Fernand e il Cafè Mirador, ricovero di fumose chiacchiere e strambe esistenze.
Il tempo scorre via lento ma ognuno ha dentro sé i propri ricordi. Quelli del fratello mai conosciuto, o del figlio mai ritrovato, o dell’amore ormai lontano. Saranno veri, questi ricordi? Oppure, come in un assurdo thriller mnemonico, saranno solo il frutto di un innocente scherzo del destino?
A Nuvàl si preferisce tener nascosti ricordi e amori, lasciandoli ondeggiare avanti e indietro come sogni in balia delle maree.
A Nuvàl è possibile anche questo, di certo. E, alla vigilia di un Capodanno, la vita perde i contorni labili della realtà, assumendo una conformazione eterea che di reale non ha più nulla.
A Octavio la vita riserva una sorpresa, una speranza, o piuttosto uno scherzo del destino che, in un certo senso, a furia di vivere in quel posto prima o poi c’era da aspettarsi.
A metà tra Oceano mare di Baricco e Il porto dei sogni incrociati di Larsson, Straluna, romanzo breve di Giuseppe Pompameo (Scrittura & Scritture edizioni), si colloca in quel filone della scrittura sospesa nel tempo, nel senso e nel riflesso. Certo, non si raggiungono quei livelli, ma la prosa è sovente intrisa di ricerca, di sfumature, di uno stile forte. In alcuni passaggi la penna di Pompameo appare meno scorrevole che in altri, ma può anche trattarsi di opinione, di dato soggettivo.
Non mancano sprazzi di buona ispirazione, così come i presupposti per una lettura accattivante e tentatrice.