Il tempo e l’acqua, di Andri Snær Magnason
Il saggio che non ti aspetti. Un po’ romanzo, un po’ scoperta, un po’ canto appassionato dedicato al pianeta. Molto sentito, coinvolgente.
Il tempo e l’acqua (Iperborea, traduzione di Silvia Cosimini) è un libro da leggere per aprire gli occhi e seguire l’autore, Andri Snær Magnason – poeta, drammaturgo e attivista politico ambientale, in un interessante viaggio nel tempo e nell’evoluzione recente del nostro mondo.
Scopriamo così, per esempio, che facendo delle escursioni nei ricordi dei nostri nonni e dei nostri genitori si possono scoprire realtà che oggi non sono più così o, addirittura, non esistono più. È il caso di alcuni ghiacciai dell’Islanda, quasi del tutto scomparsi. Certo, obietterà qualcuno, è dov’è la novità?
Magnason punta il dito contro il fermento continuo dell’attività dell’attuale società, in cui alcune nazioni continuano imperterrite il loro viaggio e altre, rimaste in disparte forse per troppo tempo, galoppano per raggiungere il ruolo di predominio economico che poi vuol dire controllare tutto il pianeta.
Peccato, però, che tutto questo abbia un costo. Un costo che non è tangibile a tutti, che è facile perdere di vista ma che è più prossimo di quanto possiamo credere e che addirittura esagera le più pessimistiche previsioni dei primi anni del secolo scorso.
Inquinamento da CO2, acidificazione dei mari e degli oceani, aumenti della temperatura del globo, sono i principali responsabili della scomparsa di specie animali e di interi ecosistemi. Cose, certamente, di cui ci si accorge solo perché c’è qualcuno che ce lo fa notare. Ma vale poi la pena di essere così miopi?
“…leggiamo le notizie e guardiamo i documentari, ma per una ragione o per l’altra tiriamo diritto con le nostre faccende quotidiane…”
Intanto, miopi sono soprattutto i nostri governi a esserlo e noi, giocoforza, tendiamo a seguirne l’esempio. Eppure, come racconta l’autore riportando anche una bella conversazione col Dalai Lama, basterebbe poco per cominciare a invertire la rotta, dare al pianeta il cosiddetto “tempo di respirare”.
“…gli scienziati hanno calcolato che, per creare un nuovo sistema energetico globale, nel corso dei prossimi decenni occorrerebbe investire il 2-2,5 % del prodotto interno lordo mondiale… la Gran Bretagna impegnò il 50 % del suo PIL per affrontare la Seconda guerra mondiale… se il mare e il pianeta sono a rischio, il 2,5 % del PIL è niente…”
Una cosa curiosa ma neppure tanto è che, mentre ci sono nazioni che contribuiscono quotidianamente all’aggravarsi di questo stato delle cose, ci sono altre che subiranno in futuro eccessi e disastri di cui non sono responsabili. Per esempio, lo scioglimento di ghiacciai sull’Himalaya porterà sicuramente danni ad altri paesi:
“… Se il Bangladesh verrà sommerso, chi risarcirà ai suoi abitanti danni che non sono stati loro a causare?”
Proviamo a immaginare un mondo in cui certe specie animali, mentre siamo ancora vivi, siano soltanto un ricordo. Già oggi, se raccontiamo a un bimbo di un giradischi, una cabina telefonica o un videoregistratore, ci sentiamo addosso uno sguardo stralunato. In quel momento, il bimbo ci sta prendendo per pazzi, mentre noi stiamo solo ricordando oggetti che abbiamo usato quando avevamo all’incirca la sua età e anche dopo. Ecco, lo stesso potrebbe capitare tra non molto con specie animali che siamo ancora abituati a vedere nei documentari.
È lo stesso Dalai Lama a lasciare delle parole di speranza:
“…Quando i tuoi nipoti saranno grandi credo che vedranno un mondo più pacifico. E credo che avranno una maggiore consapevolezza del valore dell’ambiente. Ci sono segnali importanti. Ecco perché credo che il XXI secolo sarà più felice…”
Magnason utilizza bene i dati senza essere noioso, cercando di inculcarci la parola d’ordine: “rallentare”. Dobbiamo rallentare, anche perché la nostra vita è sì breve rispetto all’esistenza del mondo, ma è pur vero che certi processi si sono eccessivamente velocizzati in un periodo temporale molto ridotto. Il tempo, infatti, è uno dei concetti su cui batte il libro. È un tempo che lo stesso autore dipinge in maniera esemplare, diventando allo stesso tempo un messaggio e un augurio per le generazioni future:
“…Il vostro arco di tempo è il tempo di qualcuno che conoscete e a cui volete bene e che vi lascia un segno, e il tempo di qualcuno che conoscerete e a cui vorrete bene, il tempo su cui lascerete il segno. Qualsiasi cosa facciate ha una sua importanza. Voi create il futuro ogni giorno che passa.”
Chiude il libro un post scriptum in cui si parla della recente pandemia e degli effetti sul clima e sull’ambiente. Dati moderatamente ottimisti che però fanno capire quanto radicati siano certi comportamenti negativi. L’autore, allora, cerca di guardare il lato positivo delle cose. In altre parole, le privazioni forzate hanno portato l’uomo a porsi la domanda su cosa davvero è indispensabile nella propria esistenza.
Che sia l’inizio di un nuovo modo di pensare?