The Elf on the Shelf e la nuova tradizione natalizia ‘made in USA’
Oggi vi voglio parlare non tanto di un libro quanto di quella che pare essere divenuta una tradizione natalizia americana decisamente redditizia: the elf on the shelf, letteralmente “l’elfo sulla mensola”.
Tutto ha origine nel 2005, quando Carol V. Aebersold e la figlia Chanda A. Bell decidono di scrivere un libro per bambini in tipico tema natalizio. La storia è semplice quanto originale: in poco più di trenta pagine le autrici svelano ai piccoli lettori come ogni anno Santa Claus sia in grado di indovinare tutti i desideri dei bambini. Ad aiutarlo in questo immane compito vi sono infatti piccoli elfi che fanno la loro apparizione nelle case all’inizio di dicembre e vegliano sui bimbi. Compito di questi emissari silenziosi è riferire ogni notte a Babbo Natale quali sono i desideri dei piccoli, come si stanno comportando, cosa fanno durante il giorno.
Regole ferree e chiare accompagnano tale compito: i bambini potranno, e anzi dovranno scoprire in quale angolo della casa ogni giorno si stia nascondendo il loro elfo, non potranno mai toccarlo per evitare di privarlo anche solo in parte della sua magia, avranno l’opportunità di parlargli e dargli un nome ma non dovranno attendere risposte immediate ai loro desideri. Ma l’elfo è quindi visibile, vi starete chiedendo? Certo! The elf on the shelf. A Christmas tradition viene venduto in un packaging accattivante e ricco di sorprese: un vero e proprio scrigno di cartone racchiude in sé il libro e il piccolo aiutante di Babbo Natale, pronto a ricevere un nome e iniziare la sua missione.
Quando parlo di una tradizione natalizia a metà strada con il tipico business americano da consumatore compulsivo-seriale mi riferisco principalmente al fenomeno che è nato attorno al libro. In poco più di dieci anni l’elfo della coppia madre-figlia è diventato una celebrità con gadget e film d’animazione, ottenendo perfino il diritto di prendere parte alla famosa Macy’s Thanksgiving Day Parade per le vie di New York. Un’opera di marketing colossale, che ha scosso inevitabilmente i media più scettici, i quali hanno scorso dietro l’opera un pericoloso messaggio diseducativo, volto a insegnare agli adulti di domani la legittimità dello spionaggio. Ora, senza voler dare interpretazioni estremiste, degne delle peggiori megalomanie d’oltreoceano, ciò che voglio salvare di The elf on the shelf e riportare con me in Italia è proprio la volontà di creare una nuova tradizione natalizia in grado di coinvolgere i bambini con una storia e un gioco “dell’attesa” di ciò che di buono avverrà domani, e che ricordi loro che a volte la cosa più importante altro non è che continuare a credere, nel Natale, nei folletti, nella magia…e nella forza creatrice dei desideri.