The Invisible Child, di Tove Jansson
Sapete, vero, che se le persone vengono spaventate molto spesso, qualche volta diventano invisibili?
Traduzione di Clyo Parecchini
I Moomin, o Mumin in italiano, sono strane creature simili ad ippopotami bianchi nati dalla fantasia di Tove Jansson, scrittrice e artista finnica.
A partire dal 1945, Jansson scrisse più di 20 libri sulle avventure di questi “troll” nordici e altri bizzarri personaggi che popolano un mondo surreale e bellissimo fatto di spazi rurali che si estendono dai boschi fino al mare. I suoi racconti sono stati tradotti in tutto il mondo per poi essere traslati in spettacoli teatrali, serie animate televisive e moltissimi oggetti di merchandising.
Ma cos’è che rende i Mumin così speciali? Ve lo svelo parlandovi de The Invisible Child, La bambina invisibile, uno dei tanti racconti tratto dalla raccolta Tales from Moominvalley (in Italia, Racconti dalla valle dei Mumin, edito da Salani con traduzione di Donatella Ziliotto e Annuska Palme Larussa Sanavio), del 1962.
The Invisible Child tocca in modo molto pacato, ma straordinariamente efficace, un tema difficile, quello dell’abuso psicologico su un minore.
Della piccola Ninny non si vede altro che il campanellino che ha appeso al collo, è completamente invisibile quando arriva a casa dei Mumin e la sua voce non è abbastanza forte per poter essere udita. Gli acidi commenti della signora che se ne prendeva cura hanno, giorno per giorno, cancellato Ninny, tanto da farla diventare invisibile.
Per la guarigione all’invisibilità non c’è formula magica immediata, il tempo e lo spazio per lasciare crescere i sentimenti sono la cura che poco alla volta Mamma Mumin e il resto della famiglia somministrerà alla piccola Ninny per farla tornare visibile e sorridente.
Tove Jansson ebbe la straordinaria capacità di elaborare storie basate su sentimenti, sul mondo interiore, la percezione di sé, e il rapporto con gli altri individui.
La scelta di parlare di questo tipo di argomenti in modo per nulla moralistico, ma con schiettezza e semplicità, riesce a dare un tono molto particolare alla storia. L’atmosfera che ne trasuda è forse parte integrante della cultura finnica dalla quale proviene l’autrice, sicuramente qualcosa di inaspettato e fresco.
Semplice e fresco è anche il tratto con il quale Jansson porta alla luce questo gruppo di personaggi ricorrenti in molte storie, tutti abbastanza simili, ma ognuno caratterizzato da piccoli e vivaci particolari come buffi copricapi, vestiti floreali, acconciature spettinate e maglie a righe.
I personaggi del mondo Mumin vivono in armonia e prevalgono un riguardo, una gentilezza e una riservatezza verso l’individualità di ognuno che sorprendono, soprattutto quando inseriti con così naturale armonia nel flusso sociale e familiare di tutti i giorni.
Se comparata alle fiabe più tradizionali, in cui quasi sempre l’azione è ciò che definisce i personaggi, che vengono caratterizzati ricalcalndo la funzione che hanno (il furbo, l’eroe, il cattivo…), con i Mumin troviamo una ricca varietà di caratteri e relazioni interpersonali che sono il fulcro della storia e meccanismo che la fa evolvere.
Nell’edizione inglese su cui si basa questa recensione, The Invisible Child è stato ripubblicato da Sort of Books (con traduzione di Thomas Warburton) in collaborazione con Waterstones e Oxfam, una charity inglese che si occupa di diritti umani, perché un libro-simbolo di tolleranza, inclusività e rispetto.