Torino: al Circolo dei Lettori Vinicio Capossela e Tefteri, il libro dei conti in sospeso
È stato presentato ieri al Circolo dei Lettori di Torino (via Bogino, 9) Tefteri, il nuovo volume scritto da Vinicio Capossela ed edito da Il Saggiatore nella collana Le Silerchie. Un libricino dalla copertina rossa, invitante e curioso. Ad accompagnare il cantautore in questa presentazione Luca Ragagnin.
Tefteri, il libro dei conti in sospeso, è un viaggio attraverso la Grecia, un paese vicino e lontano, così spesso e tristemente, negli ultimi anni, protagonista della cronaca finanziaria; un viaggio attraverso la sua musica e le maniere attraverso cui questa viene espressa nelle sue forme più belle e, in questo caso, a noi meno note. Tefteri ha infatti per protagonista il rebetiko, lo stesso genere musicale che l’artista ripropone anche in Rebetiko Gymnastas, ultima sua fatica discografica creata insieme ai greci Manolis Pappos, Vassilis Massalas e Ntinos Hatziiordanou.
Il rebetiko è una musica di ribellione assimilabile al punk, blues, tango, fado, perché come queste esprime una certa ferocia ed assenza insieme. “È una musica urbana, delle città, delle taverne”, spiega Capossela, “una musica di sradicati ma anche avvolta da una certa sacralità olimpica”. E racconta, Vinicio, in questo incontro/dialogo con Luca Ragagnin, di questa musica, di questo demone di cui è portatrice che è come una “fame non realizzata, qualcosa che abbiamo avuto o abbiamo perso”, che non ha come fine quello di esprimere una parte di sé, ma ogni cosa, senza vergognarsi o tacere nulla: la gioia, il dolore, la morte, la contentezza, la paura, diventando una forma di espressione totale e potente, ma soprattutto vera, di se stessi, nel bene o nel male. “Il rebetiko è una musica che parla di te”.
Ecco che allora nel rebetiko prendono forma anche i conti in sospeso, che sono anche quelli che l’Europa tutta ha ancora nei confronti della Grecia e che non sono solo di natura economica, ma si legano profondamente all’eredità di cui questa grande nazione è portatrice come culla culturale dell’Europa, come paese capace di unire insieme Oriente e Occidente allo stesso tempo e allo stesso modo.
La Grecia viene esplorata attraverso le sue tradizioni, svelata in un’identità che il consumismo e le idee preconfezionate di una cattiva tv stavano schiacciando.
“Non siamo la Grecia, non faremo la fine della Grecia”. Che peccato. Infatti non siamo la Grecia. Per questo ne abbiamo bisogno, scrive Vinicio. Valgono la pena la lettura, l’ascolto e una bella riflessione.