Tra le nuvole – Up in the air, di Walter Kirn
Tra le nuvole – Up in the air, romanzo di Walter Kirn uscito in Italia nel 2010 per Rizzoli con traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, è un romanzo che non mi aspettavo. Quando scelgo una lettura non amo sbirciare la trama sulla quarta di copertina, ma stavolta l’occhio m’era caduto proprio lì, e il romanzo mi aveva incuriosito per il senso di dispersione che mi aveva lasciato intendere.
Tra le nuvole per me è la voce – non la storia, proprio la voce – di Ryan Bingham, specialista della ricollocazione professionale o, più prosaicamente, un cosiddetto tagliatore di teste. È lui che ci mostra il suo mondo, accogliendoci da subito nel sedile accanto al suo su quel volo per Dallas, Houston o qualsiasi altra destinazione. Fa forse differenza?
Ryan viaggia di continuo perché è bravo, molto bravo nel suo lavoro. E ha portato le sue abitudini talmente all’estremo da non aver nemmeno più bisogno di una casa, perché lui ritaglia, incastra, sistema ogni dettaglio in modo che la sua vita sia un’incessante sequela di voli da un incontro a quello successivo. Lui abita Airworld, quella nazione invisibile ai più ma sempre presente a 10.000 piedi da terra, costellata di piccole città in movimento grandi esattamente quanto la fusoliera di un aereo. Gli abitanti del mondo di Ryan sono persone sempre in viaggio, colte in transito da un luogo A a un luogo B. Per lui è diverso, lui è un residente permanente: conosce aeroporti, hostess, procedure di imbarco e di emergenza, e i vicini di sedile diventano sempre, immancabilmente, i suoi migliori amici. Almeno per il tempo di una tratta.
Ryan non ha bisogno di una casa, gli bastano gli alberghi, camere da una notte e via, camere talmente anonime che capita che “scompari e non ti manchi”, perché ti promettono “l’invisibilità come vacanza ideale”. Sembrano dirti:
Niente ansie sul tuo ruolo. Riposati qui, sotto il nostro mantello. Non ti agitare: è solo il tuo viso quello che cancelliamo; non ne avrai bisogno fino a che non andrai via. Ecco, questo è lo scontrino per riaverlo. Ma non ti preoccupare se lo perdi.
Ryan, insomma, è l’uomo d’affari per antonomasia, quello che vedi in giacca e cravatta su un volo di linea qualunque con chissà quale destinazione, con affetti rarefatti quanto l’aria a quota di crociera. Perché il punto è che Ryan è solo quello, lui è l’eccesso. La sua religione sono le miglia che si raccolgono con ogni imbarco.
Questa vita, tuttavia, non può durare per sempre. Ryan sta per raggiungere un traguardo di miglia mai sognato da nessun altro prima, e cambierà lavoro; e allora forse magari sì, una casa potrebbe anche servire, o forse no, ma poi c’è sua sorella che sembra non stare proprio bene, e forse qualcheduno di quei nuovi delinquenti digitali gli ha clonato la carta di credito, e sbaglia o… qualcuno lo sta osservando? O forse se lo sta solo immaginando.
C’è che, come Ryan dice bene, “Se voli tanto e chiacchieri con molti sconosciuti, ne senti di cose folli. Dilatano il senso del possibile”.
Tra le nuvole è un romanzo duro, scritto bene, serrato. Ryan ti accoglie insieme a lui su quell’aereo, ti lusinga, sa come prenderti. Perché lui ti ha incontrato cento, mille volte. Ryan ti conosce. E allora ti fidi e decidi di seguirla, la sua voce tra le pagine. Fino all’ultima.