In libreria: Il politico, di Pee Gee Daniel
Il politico è un romanzo breve, dalle connotazioni fortemente attuali, scritto con quello che tecnicamente si potrebbe definire uno stile blanche. Privo di inserti didascalici o pedanterie moralistiche, esso delinea la “fortunosa costituzione” di un campione possibile della politica odierna. Il protagonista (che, in quanto sprovvisto di una personalità e di una psicologia vere e proprie, verrà indicato lungo l’intero corso del romanzo con un semplice lui, o, tutt’al più, da due nomignoli che gli verranno affibbiati nello svolgersi della storia), viene seguito sin dalla più tenera età. Lo pediniamo alle prese con i suoi disturbi sociopatici e comportamentali.
Il romanzo, ad esempio, si apre sul protagonista che, alla più tenera età, strappa le ali a una libellula per poi poterla osservare mentre viene divorata viva da un formicaio, senza che questa si possa più difendere in alcun modo. Su di lui graverà, pochi anni più tardi, anche il sospetto della morte, apparentemente accidentale, di un cuginetto, cascato giù da una rupe. Già più grande, lo seguiremo al suo ingresso in un movimento politico dalle forti tinte xenofobe, in cui si sbizzarrirà in risse gratuite e punizioni ad extracomunitari inermi. Compirà anche uno stupro, ai danni della moglie del proprio caposezione, ma nonostante tutto questo conoscerà un brillante quanto veloce inserimento nell’ambiente politico, che lo porterà, nella conclusione del racconto, all’elezione ad onorevole.
I suoi gesti, tuttavia, sono capaci di disturbarci, ma non si rivelano così tanto eclatanti da fare di lui un vero mostro. È una mediocrità anche nel male. È vuoto. È, in una parola, un borderline. Ma – cosa stupefacente – riuscirà comunque, e neppure volendolo, a fare una carriera strutturata all’interno della società, che si aprirà, verso il finale, niente meno che all’elezione a rappresentante democratico della società civile, cosa che vorrebbe implicitamente richiamare a un punto di vista più critico circa l’inefficiente stato politico in cui versiamo, seppure senza alcun tipo di indulgenza verso la trattatistica morale o eventuali predicozzi di sorta: questo resta il racconto, nudo e senza orpelli, della formazione di uno pseudo-individuo e della sua promozione ai più elevati ranghi sociali. Lo stile (che va di pari passo con il nulla emotivo e intellettuale che descrive) è sorvegliato, tende a farsi trasparente e a mettersi a servizio del contenuto. È minimalista, scevro di ogni tentazione pedagogica o affabulatoria. A tal punto che anche un’eventuale luce ironica che si dovesse riscontrare all’interno del testo, affiorerebbe, per così dire, da sé sola: senza, o quasi, interventi da parte dell’autore.