Uncle Montague’s Tales of Terror, di Chris Priestley
“This is a seriously scary book – younger readers be warned!”
“Questo è un libro veramente spaventoso – siate avvisati, giovani lettori!”
È questo ciò che recita un avviso posto sul retro della copertina, col tono vetusto di un testo d’altri tempi. In effetti l’atmosfera da cui viene avvolto il lettore, nonché le finissime illustrazioni che accompagnano la narrazione di Uncle Montague’s Tales of Terror, trasportano il lettore in un epoca tutt’altro che attuale, dove il sapore di leggende popolari e riti occulti resta vivido e reale.
Storie di paura raccontate dal sinistro e pur accattivante zio Montague, che vive in una casa isolata in mezzo al bosco dove pare che la luce crepuscolare avvolta da una strana nebbia e un’atmosfera agghiacciante siano elementi perpetui. Una casa particolare, piena rumori, di cimeli e oggetti strani da cui il giovane Edgar è attratto mentre sorseggia il tè in compagnia dello zio e (forse) qualche altra presenza nascosta.
Sembra che ogni oggetto all’interno del salotto abbia una storia, che sia collegato ad avvenimenti sconcertanti e terrificanti in cui i protagonisti sono giovani ragazzi di età simile a quella di Edgard, e di cui lo zio Montague sembra conoscere i più intimi segreti.
Si snocciolano le ore e i racconti sempre più inquietanti di spiriti, maledizioni, demoni, vecchie streghe e mostri della mitologia popolare di paesi lontani e tempi remoti. A parte la giovane età dei protagonisti, quello che colpisce è la fatalità con cui gli avvenimenti accadono e precipitano irreversibilmente portando via la vita a questi non troppo innocenti ragazzini.
Come capita a Edgar, il lettore viene incuriosito e attratto dalle storie tanto realistiche e coinvolgenti dello zio Montague, ogni capitolo è un racconto che, attraverso la sua conclusione, pare chiamare la storia successiva.
La narrazione di Chris Priestley, autore di questo libro, si dipana su due binari equamente terrificanti: se da una parte abbiamo i racconti autoconclusivi di ogni capitolo, dall’altra la storia dello zio si costruisce a piccoli tasselli attraverso tutto il testo, per diventare sempre più inquietante e terribile.
Le illustrazioni in bianco e nero di David Roberts hanno uno stile sintetico e ricco di atmosfera; le campiture a tratteggio ricordano le stampe ad incisione e accostano bene al testo senza rivelare troppi particolari dei racconti misteriosi. In sintesi sono un felice (o tetro) connubio con lo stile d’altri tempi della storia.
A voi la scelta: se addentrarvi nel bosco per far visita a zio Montague o… scappare a gambe levate!