Viaggio IN-Giappone, di Liò
Leonardo Romanelli – in arte Liò – ci presenta il suo viaggio interiore attraverso un diario che raccoglie la sua esperienza in Giappone.
Tutto ha inizio il 19 gennaio 2011, il giorno in cui, partito dall’Italia, approda infine in una terra così culturalmente lontana come il Giappone. Ci si aspetterebbe un forte impatto o quanto meno un senso di disorientamento, eppure sembra che il nostro autore-viaggiatore sia riuscito ad accogliere con tranquillità le differenze culturali di questo misterioso paese. Con la mente aperta e cercando di non farsi influenzare da luoghi comuni e pregiudizi, Liò ha visitato e vissuto in diversi paesini giapponesi, presso aziende agricole biologiche che gli permettevano di lavorare in cambio di vitto e alloggio. Uno scambio, questo, che gli ha consentito di entrare in contatto con le persone, le abitudini e la natura del posto; un dare-avere che ha finito per essere una vera e propria “medicina” per il corpo e la mente e che si è concretizzato nella possibilità di sentirsi, per una volta, libero e privo di stress, elementi che, nel mondo occidentale, sembrano far parte del nostro DNA.
Nelle varie annotazioni del suo viaggio, l’autore ci offre la sua visione della vita: ci spiega la differenza tra essere turisti e viaggiatori, l’importanza di non programmare nulla e di vivere giorno per giorno, accogliendo tutto ciò che di buono il nostro percorso può regalarci, imparando così a lasciare la mente libera da imposizioni e schemi.
In tutto c’è un potenziale positivo: basterebbe predisporre il proprio animo a voler vedere il lato buono delle situazioni. Il protagonista, e con lui il lettore, si ritrova così a godere di ogni singolo istante di una vita semplice e autentica, lontano dai ticchettii frenetici della modernità. Persino il lavoro svolto in campagna assume una sfumatura diversa da ciò che normalmente si potrebbe pensare: non si avverte la noia o la difficoltà di svolgere un compito, bensì la gioia di poter essere utili, un senso di comunione con il posto e gli altri, come fosse un ringraziamento silenzioso che l’autore offre lui per primo alla terra.
Interessante è poter leggere di come il tempo scorra molto diversamente e più lentamente in mezzo alla natura, ma di come ogni cosa, allo stesso modo, si faccia più concreta e necessaria.
Seppur si avverta il tratto acerbo dell’autore, il lettore può tranquillamente riconoscere le genuine emozioni che provengono da questo diario.